Dalla Comunità alla vita autonoma

“Credo di essere un ragazzo solare e divertente, anche se da bambino ho avuto i miei problemi.
Arrivare in comunità a San Giuseppe, in via Cerchia, è stato difficile. All’epoca ero molto piccolo, avevo solo otto anni e mezzo e a quell’età la mancanza della famiglia la senti. Poi ho dovuto affrontare procedure, provvedimenti del Tribunale, incontri, ed è stato faticoso. Mentre ci stavo dentro ho sempre detto che vivere in comunità non era bello. Di quel periodo ricordo in modo particolare Silvia e Giovanna, che insieme a tanti altri educatori hanno voluto il mio bene, e i nostri litigi per tutte le cose fuori dalle righe che volevo fare e che loro per proteggermi cercavano di impedire. Adesso capisco come si siano presi cura di me, come mi abbiano dato una mano su tutto. A San Giuseppe ho capito l’importanza delle relazioni, sono andato a scuola, mi hanno accompagnato in un percorso di crescita proprio come fa un genitore con un figlio.
Poi quasi maggiorenne ho avuto la possibilità di entrare nel progetto Diventare Grandi vivendo in uno dei mini appartamenti al Villaggio Mafalda, che è stato un altro passo importante perché mi sono reso conto di cosa voglia dire vivere da soli; quando esci dalla Comunità queste cose ancora non le sai, e per impararle devi affrontarle in prima persona. E’ stata una esperienza importante ma breve, perché io mi sentivo pronto per iniziare la mia vita: non avevo neanche 19 anni quando mi sono trasferito in un appartamento in centro a Forlì e ho iniziato il mio lavoro di barista a Ca’ Leoni dove ho imparato i fondamentali di questo mestiere. Dopo la pandemia ho iniziato a lavorare a Piada52 della Coop. Paolo Babini, e di fatto sono diventato un collega di quegli educatori che mi hanno accolto da bambino, il mio lavoro mi piace e quando arrivo a casa alla sera mi sento bene, sento che è davvero casa mia.
Quando ho rivisto i miei genitori le cose sono andate male, mi sono reso conto che adesso ho una vita buona, diversa da quella che ho avuto da piccolo, che i miei genitori non potevano offrirmi perché avevano dei limiti. Anche se ora vivo da solo e faccio la mia vita, sono sempre presenti le persone che mi hanno accompagnato in questo percorso. Oggi se dovessi aver bisogno di un aiuto so che posso alzare il telefono e chiamare Cristian e Valentina, la famiglia che è sempre stata accanto a me e mia sorella lungo tutto il nostro percorso, sia nelle cose pratiche (capire come leggere una bolletta, studiare per la patente) che umanamente.
Nonostante tutte le difficoltà iniziali, a noi è stata data una seconda possibilità e ne siamo usciti più forti. Sono stato costretto a crescere prima dei miei coetanei, ma ora è bello aver già raggiunto dei traguardi così importanti, sono orgoglioso dei miei passi”

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