Quando il senso da energia e tempo anche dove non c'è

Qualche anno fa la nostra famiglia si trovava in una condizione di sereno delirio e consueto affanno quotidiano, come poi lo sono più o meno abitualmente tutte le famiglie di questi tempi. Una coppia che dopo 9 anni di matrimonio aveva ancora (ed ha tuttora) qualche meccanismo da mettere a punto e delle linee di comunicazione che non sempre si intersecano nel modo ideale (che poi forse non esiste). Delle meravigliose bambine, a quei tempi ancora un po’ distanti dall'adolescenza, ma già abbastanza impegnate tra scuola, scout ed attività extrascolastiche. Le nostre attività lavorative erano entrambe abbastanza impegnative di loro anche se in modo differente l'una dall'altra. Diciamo che si sarebbe potuto andare avanti per altri 15 anni nello stesso modo, con gli stessi ritmi e con le stesse modalità senza particolari problemi.
Io ed Elena sentivamo però che non era abbastanza, ma non nel senso che avevamo del tempo libero, al contrario non ne avevamo per nulla ed anzi avevamo forse troppo poco tempo anche da dedicare a noi stessi. Quello che non era abbastanza era il senso che aveva quel tipo di famiglia che stavamo costruendo, sentivamo di avere voglia di qualcosa di più, di un progetto comune appunto "un progetto di famiglia" dove poter mettere testa e voglia insieme e soprattutto voglia di aprire la nostra casa a nuove relazioni in modo che la nostra famiglia tutta fosse più aperta al mondo ed agli altri.
Nel frattempo eravamo venuti a conoscenza dell'esperienza del villaggio Mafalda e delle esperienze di vicinanza, accompagnamento e supporto che alcune famiglie vivevano insieme a mamme con bambini e ragazzi neo maggiorenni che condividevano questo luogo. Così, dopo un percorso di avvicinamento e formazione, abbiamo scelto di iniziare questa avventura.

Nel primo anno e mezzo la vita al villaggio è stata molto intensa, soprattutto nel periodo estivo: ricordiamo con molto piacere le porte aperte, le chiacchiere in cortile, i karaoke, i pranzi e le cene all'aperto e le gite fuori porta. Nel continuo turbinio di bambini, educatori, mamme, storie e persone sia noi che le nostre figlie eravamo coinvolti, attenti ed impegnati. Poi è arrivata la pandemia, che ha rubato tanto spazio alla convivialità a cui ci eravamo abituati, ma allo stesso tempo anche in questa situazione difficile ci ha permesso di continuare a sentirci in relazione, anche se con più distanza.
Non sempre la vita e le scelte fatte, anche se hanno un senso all'inizio, soddisfano le aspettative, per cui ci sono state anche fatiche importanti da affrontare e diversi momenti in cui abbiamo avuto bisogno di riallinearci al senso del nostro essere lì: per questo, oggi che siamo andati via, quello che possiamo dire è che l'esperienza al villaggio è stata per noi una "palestra" per le relazioni sia esterne che interne alla nostra famiglia e sicuramente ha lasciato un segno e delle lezioni importanti per noi. Ad esempio abbiamo sperimentato come nelle difficoltà nostre e degli altri è importante "esserci" e "stare" più che "guarire" o "aggiustare" con chissà quale prestazione o servizio, abbiamo capito che anche le nostre imperfezioni e mancanze potevano diventare risorsa, abbiamo sperimentato le gioie semplici, spesso legate alle relazioni che si creano, o ancor più semplicemente ad un incontro, un sorriso, uno sguardo che in un ambiente così ricco non mancano di certo.  Abbiamo potuto godere, nel gruppo delle famiglie, di confronto ed attenzioni sincere e sostegno autentico pur nelle diversità di situazioni e di carichi che la vita man mano ci offriva.

Adesso abbiamo iniziato un nuovo capitolo della nostra vita, ma sicuramente quanto raccolto ed imparato non potrà essere dimenticato né potrà non essere fecondo.

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