Il progetto Diventare grandi offre la possibilità ad alcuni neo maggiorenni fuori famiglia di vivere per un periodo significativo in un miniappartamento all'interno del Villaggio Mafalda, nel territorio forlivese, da solo o insieme ad altri ragazzi, sperimentando così l’indipendenza abitativa, la condivisione di un progetto di vita con un educatore sociale che affianca il ragazzo nel raggiungimento dei suoi obiettivi, e l’accompagnamento di una famiglia d’appoggio residenziale che funge da riferimento affettivo e relazionale.
Accoglie sia ragazzi che ragazze prossimi alla maggiore età e giovani provenienti da situazioni di accoglienza per i quali l’esperienza della assunzione di responsabilità individuale si pone come strumento centrale per la maturazione; in ogni caso gli ospiti devono essere in possesso di un buon livello iniziale di autonomia personale.
Gli undici miniappartamenti che ospitano i ragazzi e i volontari residenziali sono distribuiti lungo due ali di uno stesso piano, sono di diverse metrature e sono stati costruiti secondo il principio dei moduli: all'occorrenza possono essere uniti o separati attraverso porte divisorie per creare ambienti più o meno grandi, a seconda del bisogno. Solitamente i ragazzi all'inizio del percorso condividono gli appartamenti più grandi con altri parietà, per imparare a convivere e per non sentirsi soli, mentre i ragazzi più autonomi vivono soli all'interno dei monolocali. La vicinanza degli appartamentini e i collegamenti interni permettono agli ospiti, nel pieno rispetto della riservatezza, di sentirsi parte di una comunità molto unita e rende possibile lo sviluppo di pratiche di solidarietà reciproca e di auto-mutuo aiuto.
Ogni ragazzo è sostenuto nel suo progetto da due riferimenti principali: un educatore sociale e una famiglia d’appoggio residenziale. L’educatore sociale è il principale riferimento educativo del ragazzo, lo affianca nel lavoro sulle autonomie e nella rilettura degli eventi significativi della propria vita, lo supporta e lo stimola nel perseguimento degli obiettivi stabiliti, lo accompagna negli incontri significativi con le persone chiave del progetto, lo aiuta nell’apprendimento -anche pratico- di nuove autonomie.
La famiglia d’appoggio è il principale riferimento affettivo e relazionale del ragazzo, garantisce la sicurezza di una presenza costante, trascorre con lui momenti informali in cui si crea una relazione calda che fa emergere l’unicità di ogni ragazzo, per conoscere a fondo i suoi bisogni e intervenire in modo maggiormente individualizzato e differenziato.
Per informazioni: giovanna.gentile@paolobabini.it